19 gennaio 2008

Mafioso a chi?

Un tale si becca una condanna a cinque anni. E' disperato. Comprensibile: la galera non fa piacere a nessuno. Un tale si becca una condanna a cinque anni e l'interdizione dai pubblici uffici. E' triste. Del resto va capito: l'interdizione è una brutta cosa, e il carcere, insomma, non è che sia proprio una passeggiata. Un tale si becca cinque anni e l'interdizione dai pubblici uffici per favoreggiamento a singoli mafiosi, compresa la violazione del segreto d'ufficio della procura le cui indagini hanno condotto alla cattura di un boss. La situazione sembrerebbe grave. Ma no, il tale, che è un ottimista, sorride e festeggia con cappuccino, cannulicchio e pasta di mandorle. E' normale: la sentenza dimostra per l'appunto che lui mafioso non fu, e che non favorì Cosa Nostra. Semmai girò un'informazione o due a qualche singolo mafioso. Ma così, di striscio, quasi senza volerlo. Niente di rilevante. Anzi, da apprezzare. No? Del resto, da che mondo è mondo, le sentenze di condanna sono dimostrazione di innocenza, e vanno accolte con soddisfazione e giubilo.

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