All'uscita della grotta provvisoriamente chiamata Dolina del Contatto. Roberto Pettirossi si toglie l'imbraco infangato mentre Paolo Turrini rifila la corda |
Barcelona, il 2011 è appena cominciato. Subito dopo capodanno, bighelloniamo per la città. Di giorno per musei, mostre e case di Gaudí; di sera esplorando i localini del quartiere Gracia. Stiamo giusto bevendo una birra quando squilla il cellulare di Luigi: è Paolo Turrini che, pieno di entusiasmo, racconta novità dal Matese.
Ci vuole poco, a quanto pare. In poco tempo stabiliscono il contatto radio. Il segnale arva giunge forte e chiaro, e parlano alla radio senza il minimo disturbo. Che sia la volta buona?
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23 gennaio. Decidiamo di tornare tutti insieme, anche stavolta un gruppo ben nutrito. Non ricordo tutti i nomi: Luigi Russo , Paolo Turrini , Chiara di Perugia, Alessandra Lanzetta , Roberto Pettirossi , Simone Scarselli, Roberta Luisi, Valerio Olivetti , Alessandro Rosa , Nicola Caiazza , Ivan Martino, Aneta Rybaczuk, Luciano Santagata , Geppino Civitillo , Manuela Merlo , io e altri (che mi perdoneranno se la mia memoria perde colpi).
Il meteo non è dalla nostra parte. Nevica senza sosta. Organizziamo un tentativo e raggiungiamo la dolina in questione. Alla base di una piccola parete rocciosa si apre un pozzetto di 4-5 metri che immette in una sala chiusa su terriccio. Scende solo Roberto, che resta a scavare un paio d’ore mentre Paolo lo assiste dall’esterno con una corda. Noialtri fuori cerchiamo di resistere al freddo.
Lo scavo sembra facile, ma ci vorrà del tempo. E non è una cosa agevole se c’è neve. Così il fine settimana si risolve in una bella mangiata davanti al camino delle Janare. Che non fa mai male.
Manuela. Sullo sfondo: la paretina rocciosa che prelude al pozzetto |
Paolo aspetta che Roberto torni all'esterno dopo due ore di scavo |
Roberto infangato nella neve |
Presso il rifugio di Chianetta |
Verso le macchine |
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