6 ottobre 2010

Facite ammuina


“Sarebbe un po’ strano se un ministro dell’Interno che dà ultimatum per elezioni anticipate, dovesse poi gestirle”. Così Andrea Mazzella conclude il suo articolo odierno, pubblicato a pagina 31 di Repubblica col titolo Una lezione per il cavaliere.
In effetti sarebbe strano, anzi preoccupante. Come del resto fu strano, anzi molto preoccupante, che all’indomani delle elezioni politiche dell’aprile 2006, dalle quali uscì vincitrice la coalizione guidata da Romano Prodi, da parte degli avversari si gridasse ai brogli. Un martellante, estenuante grido al broglio elettorale. Da parte di chi, prima e durante quelle elezioni, aveva in mano il Ministero dell’Interno, che è l’organo responsabile del corretto svolgimento delle elezioni. Denunciare brogli in quella sede equivaleva a accusare l’allora ministro dell’Interno (Pisanu) di cospirazione contro la sua stessa coalizione.
L’ho scritto su questo blog un paio d’anni fa: siamo, noi poveri cittadini di questo paese, vittime di una sconcertante approssimazione lessicale, risultato di trent’anni di pialla mediatica, il cui grimaldello è la banalizzazione della parola. Da trent’anni siamo sotto il fuoco serrato del programma della P2, che puntava al controllo dell’informazione e all’annientamento delle istituzioni democratiche. Fuoco sparato da una trincea che è lì, anzi qui, proprio di fronte a noi, ma che non vediamo perché hanno pensato bene di nasconderla dietro una pesante cortina di fumogeni.
Facite ammuina. La confusione è pensata ad arte per disorientare, banalizzare cioè che è serio e far apparire serio ciò che è banale. Dietro, oltre, dentro questa confusione stanno i cecchini della democrazia.
In questo panorama si può dichiarare tutto e il contrario di tutto, cambiare idea, versione, parte politica. Si può essere ladri e lanciare strali contro i ladri. Si può essere mafiosi e nemici della magistratura, e al tempo stesso rivendicare i successi della magistratura contro la mafia. Si può essere inconcludenti e attribuire ad altri l’inconcludenza. Alla civiltà degli spot è consentito questo e, purtroppo, altro.

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