15 luglio 2009

Ma quale libertà?

Oggi è passata alla Camera dei Deputati una mozione di Rocco Buttiglione in tema di aborto. Il testo impegna il governo italiano a farsi portavoce presso le Nazioni Unite di una mozione che “condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire''.


Diritto di ogni donna? costretta o indotta ad abortire? Se nel Pdl ci fossero donne degne del loro genere, e se gli uomini che le hanno scelte le lasciassero prendere decisioni, magari questa mozione la avrebbe presentata una donna. Invece no, la presenta Buttiglione, uno che si spaccia per filosofo ma che in realtà è un uomo piccolo piccolo. Gretto, bigotto, medievale.

Naturalmente il Partito Democratico e L’Italia dei Valori si sono astenuti, a ricordarci ancora una volta che su questi argomenti, specialmente se si rischia di ferire la sensibilità del Vaticano, gli Italiani non cambiano mai.

L'aborto è sempre un male. Su questo penso che siamo tutti d'accordo. Nessuna donna interrompe una propria gravidanza a cuor leggero. Ma da qui a tornare al Medioevo ce ne passa. Il diritto all'aborto - lo dice la parola stessa - offre una libertà di scelta, cioè non costringe nessuno. Costringono invece, e limitano la libertà, le leggi di questo governo che di libertà si riempie la bocca. Governo di ignoranti. Anzi no: di furbi strumentalizzatori.

I membri di questo governo sono in malafede. E la malafede è la caratteristica distintiva dei criminali. Del resto uno dei motivi per cui è difficile sconfiggere la criminalità è che si utilizza un approccio inevitabilmente corretto per contrastare un nemico che non rispetta alcuna regola. Il ladro ha sempre la meglio perché trama, studia, attua all’insaputa della vittima. La vittima può difendersi soltanto dopo, e spesso non riesce ad ottenere giustizia se non a gran fatica. Ed è faticoso dover constatare ogni volta che questo governo, capeggiato da un Berlusconi criminale, è in cattiva, pessima fede. Impossessarsi della parola “libertà” per infliggere colpi ogni giorno più duri alla libertà è una tecnica sperimentata e di successo, propria di pubblicitari, creativi e millantatori di vario genere. Per capire le strategie politiche e comunicative di Berlusconi e del suo governo basta guardare e studiare la pubblicità. Basta guardare come vestono e cosa dicono promotori finanziari, venditori porta a porta, attori degli spot televisivi. Non è un caso, del resto, che i più autorevoli esponenti del governo provengono direttamente da Fininvest, Mediaset, Pubblitalia.

Dalla pubblicità siamo conquistati anche quando dichiariamo apertamente di avere senso critico, di non fidarci, di stare alla larga dai prodotti che propaganda. La dinamica è la stessa. Perciò votiamo (cosiddetti) politici che parlano, propongono, agiscono, decidono contro i nostri interessi, e per limitare la nostra libertà. In tutti i campi, giorno dopo giorno.

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