28 maggio 2007
Defaticamento
Io sono uno a modo. Alla mia salute ci tengo. Utilizzo molto il computer, questa macchina fantastica, ma ho adottato tutte le misure di sicurezza per non compromettere la mia salute. Dopo un periodo di mal di schiena e secchezza oculare ho chiesto un po’ in giro, ho mandato mail agli amici, ho navigato in rete, ho letto forum e blog di esperti. Ci sono moltissimi siti sull’argomento; consigliano la seduta migliore, lo schienale più adatto, gli esercizi per il defaticamento oculare e muscolare. Io sono uno preciso, ci tengo ad evitare disturbi muscolo-scheletrici, quindi ho preso provvedimenti. Ho posizionato il monitor alla corretta distanza, che deve essere compresa tra i cinquanta e i settanta centimetri, più o meno una volta e mezza la diagonale dello schermo fratto pigreco. Mi sono assicurato di avere un sedile girevole ma stabile, antiribaltamento, che permettesse la libertà di movimento prevista dalla norma per il lavoro al VDT, ovvero al videoterminale: lo schienale è regolabile in altezza e inclinazione, l’appoggio lombare eccellente, il migliore sul mercato, del tipo lombarstretch, brevettato. Ho controllato sui vari siti specializzati: non esiste niente di meglio al mondo. Non è per niente, ma io ci tengo alla mia schiena, mica voglio ritrovarmi con una ipercifosi dorsale. Io sono uno preciso: mi sono procurato anche un poggiapiedi. E un piano di lavoro chiaro, rivestito in teflon antirifesso per non infastidire le pupille; una cosa di marca, insomma. Mi sono premurato che fosse sufficientemente profondo perché i miei avambracci potessero poggiare confortevolmente su di esso, senza né stare appesi, né piombare dall’alto come avvoltoi. Le dita adesso scorrono sui tasti con estremo comfort. Dovreste vedermi. E poi gli occhi, come no: faccio attenzione anche agli occhi: ho controllato il marchio CE sull’imballo del monitor, ho regolato la luce ambiente, la luminosità e il contrasto dello schermo, ho tarato i colori. Ovviamente ho scelto il giusto sfondo ambiente, cioè il colore della stanza, né troppo chiaro né troppo scuro. Sono andato da leroymerlin e ho consultato tre addetti al reparto colori, ho comprato due chili di lavabile e ho dato due mani alla stanza. Adesso è un’altra cosa. Dovreste proprio vederla. Io sono uno preciso, uno a modo. Se faccio una cosa la faccio come si deve. Sono attento, non mi distraggo dai miei impegni. Faccio anche gli esercizi per il defaticamento oculare: ogni venti minuti, al massimo mezzora, guardare lontano per rilassare i muscoli del bulbo e distrarre la vista. C’è scritto sui siti, sui blog e sui forum degli esperti. Ce ne sono tanti, in rete.
Poco fa ero su una spiaggia, appena dopo lo sbarco, intorno a me era tutto un cumulo di macerie, di carri armati in fiamme e barche sfondate e veicoli da sbarco squarciati dalle bombe. Lo conoscete Bestialcombat? È fantastico: sembra una guerra vera. Quando ci entri non riesci più a staccarti, è proprio bestiale. La spiaggia. Innumerevoli corpi stavano riversi sulla sabbia, dentro improbabili pozze di sangue. Fumo ovunque, e crateri di granate, e schegge e brandelli irriconoscibili. Sono forte, ormai domino la tecnica di combattimento come vero soldato. La spiaggia. Tutto andava in fiamme, sullo sfondo si stagliava il profilo della città che stavo per conquistare. Ormai è fatta, ho pensato, mancano pochi passi alla fine della battaglia. Ventesimo quadro. È stata dura ma ce l’ho fatta anche stavolta. Mentre imbracciavo il mio MG42 – una vera bestia – mi è presa una gran soddisfazione, e mi è venuta voglia di una sigaretta. Mi sono guardato intorno ancora un po', un nemico agonizzante si è mosso sulla sabbia. Gli ho scaricato una raffica. Muori, brutto stronzo. Poi ho schiacciato il tasto F4 e ho messo tutto in pausa. Io sono uno a modo, un tipo ISO 9001. Ho roteato le pupille, ho sfregato i palmi delle mani per scaldarli, li ho poggiati sugli occhi e ho premuto piano perché il calore ne rilassasse i muscoli. Ho mosso il collo, un po' di qua un po' di là. Ho portato lo sguardo fuori dalla finestra, ho guardato lontano per riposare gli occhi. Una colonna di fumo si alzava dal bosco, verso la città. Ma quanto tempo è passato?
di
Natalino Russo
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