18 aprile 2004

Scriviamo

"Scriviamo per farla finita con noi stessi, ma con il desiderio di essere letti, non c'è modo di sfuggire a questa contraddizione. E' come se annegassimo urlando: "Guarda mamma, so nuotare!". Quelli che gridano più forte all'autenticità si gettano dal quindicesimo piano, facendo il tuffo d'angelo: "Vedete, sono soltanto io!". Quanto a sostenere di scrivere senza voler essere letti (tenere un diario, per esempio), significa spingere fino al ridicolo il sogno di essere contemporaneamente l'autore e il lettore. Ecco cosa mi dicevo percorrendo rue Piat verso l'appartamento di Sonia sotto un sole che prometteva un autunno tranquillo. "Venga, caro autore, l'ho letta, venga che ne parliamo". Mi irritava con quei suoi "caro autore", ma erano fatti apposta per irritarmi. Le sue due righe mi avevano messo nello stato di agitazione ambigua che ben conosco: curiosità di essere letto, vergogna di questa curiosità; desiderio di essere adulato, fastidio per questo desiderio; ricerca di critiche oggettive, affermazione di indipendenza; il tutto su uno sfondo di falsa modestia: Che importanza? Per chi ti prendi? E di interrogativi annoiati, conseguenza di un'educazione nevrastenica. Infatti per chi mi prendo e che importanza? Insomma, mi facevo la mia depressioncina autunnale, aggravata dal fatto che il mio libro era quasi alla fine. Ancora qualche settimana di quella prigione, poi avrei dovuto uscire..."

Daniel Pennac, Ecco la storia.

1 aprile 2004

Paese da stadio

Direi che chi ha visto ieri sera lo speciale dedicato al Milan su Rete4 può appartenere a due categorie: l’osservatore sbigottito o lo sbrodolone senza cervello. La parola più ricorrente nello speciale? Berlusconi. Il Milan di Berlusconi, il progetto di Berlusconi, i sogni di Berlusconi. Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi. Di sbrodoloni senza cervello è pieno il paese, altrimenti non si spiegherebbe come anche a oppositori del Cavaliere possa piacere il Milan. Osservatori sbigottiti, invece, non so quanti siamo. Lo speciale di ieri era interminabile, con una ricostruzione storica di esemplare propaganda. Uno ci pensa: a chi appartiene la rete che sta trasmettendo il servizio? A Berlusconi. A chi appartiene la squadra oggetto dello speciale? Berlusconi.

Come si fa a non sbigottirsi?

C’è in realtà una ulteriore categoria di persone: gli osservatori senza cervello. Né sbigottiti né sbrodoloni. Probabilmente sono quelli per i quali non significa nulla che Berlusconi, il proprietario della squadra di cui si parla, lo stesso che possiede la rete che ha realizzato e trasmesso il servizio, quello stesso Berlusconi è anche il Presidente del Consiglio dei Ministri di questo paese.

17 marzo 2004

Beduini

Qualcuno sostiene che tenere Berlusconi in prima pagina per tanti mesi, parlare continuamente di Berlusconi, come fa Il Manifesto, sia anomalo, e tra l’altro pure controproducente. E perché mai?, mi domando. Forse che così se ne aumenti la popolarità? O forse perché il parlarne senza sosta può passare come intenzione persecutoria?

Berlusconi è un caso grave, la sua presenza al posto di capo del governo di un paese è grave.

Dopo la disfatta del Partido Popular in Spagna se ne è stato zitto. Soltanto oggi ha trovato le parole per aprir bocca e, come no, ha commentato a modo suo i fatti, ha giudicato le indagini, ha espresso pareri. Cosa ha detto? Che secondo lui c’è sotto anche lo zampino dell’ETA, che le bombe di Madrid presuppongono una preparazione notevole, impossibile da immaginare per il gruppo di quattro beduini che ha eseguito l’attentato.

A parte il fatto che non è compito di un capo di governo fare indagini, né avanzare ipotesi, a parte questi dettagli che ci stiamo pericolosamente abituando a ritenere secondari, sa il signor Berlusconi cosa sia un Beduino? Ne ha idea, oppure confonde il termine con “cretino”, e intende insultare gli islamici, così come da bambini ci insultavamo chiamandoci “mongoli”?